
Oggi nevica e, si sa, il mantello avvolgente della neve ci rimanda a "quando eravamo bambini". Forse più che di un mantello si tratta di una vera e propria "placenta virtuale" nella quale rientriamo.
La neve rimanda ad aspetti piacevoli e fiabeschi: il candore, lo splendore ed il paesaggio immacolato, i fiocchi che danzano e riempiono l’aria, la sofficità del manto che suggerisce protezione e silenzio, e questo rimanda a purezza, ingenuità, romanticismo, aspetti infantili, ricordi ed ancora…..sentimenti di amore e di amicizia, virtù e qualità del cuore, generosità e misticismo.
Mah...
Ed i ricordi vanno alle filastrocche, non tanto quelle scolastiche ma quelle dialettali che sentivanno dire dai vecchi.
Eccone una famosissima delle nostre parti dell'Oltrebormida.
E' nelle tre versioni in uso da noi, con la relativa traduzione:
Trata bürata
e cóuua di’ na gata,
gata näira fa candäira,
pän e päss fa tüdäsch,
fa tüdäsch e tüdeschen,
tròta, tròta buraten!
Trata burata
La coda di una gatta
Gatta nera fa candela,
pane e pesce fa tedesco,
fa tedesco e tedeschino,
trotta trotta burattino.
Oppure:
Trata tratóra
pulenta e bergunsóla,
pulenta e marleucc,
i són cuntent teucc.
Trata tratora
polenta e gorgonzola
polenta e merluzzo
sono contenti tutti.
Oppure, nell'area di Cascinagrossa-Litta Parodi:
Trata tratóra,
e mata ch’ e va a scóra,
e va a scóra al Bosch,
porta a cà na rama d’bosch,
o na rama d’sanguinen,
da bat el cü al pupunen.
Trata trafora,
La bambina che va a scuola,
va a scuola a Bosco,
porta a casa un ramo d’albero
o un rametto di sanguinello
da picchiare il sedere al bambinello.
P.S.: il testo è stato fornito, a suo tempo, da Luciano Fenile. Grazie!
Chi vuole saperne di più sulle filastrocche dal punto di vista linguistico ed antropologico, legga: qui. E' davvero, davvero interessante.