I recenti avvenimento del conflitto arabo-israeliano hanno riportato alla memoria la vicenda umana e storica di un personaggio che, sebbene non propriamente concittadino, è comunque un conterraneo della nostra Provincia che vale la pena di rcordare.
Si tratta di un prete di Viguzzolo: don Giuseppe Gatti.
Don Gatti era nato a Viguzzolo il 19 ottobre 1839 da povera famiglia di contadini. Dopo gli studi nel Seminario diocesano di Tortona, fu ordinato sacerdote il 21 maggio 1864. Si trasferì subito a Gerusalemme dove arrivò il 20 aprile 1865 (a meno di 26 anni di età), cominciando il suo ministero nel Patriarcato latino (ricostituito il 23 luglio 1847 dal papa Pio IX) che, oltre a Gerusalemme, estendeva la propria competenza territoriale su tutta la Palestina, la Giordania e Cipro.
Inizialmente svolse il suo apostolato a Et-Taiyibe, a 10 Km da Betel, luogo importantissimo nella storia biblica in quanto legato soprattutto al ricordo dei Patriarchi: qui Abramo si fermò al ritorno da Sichem (Gen. 12, 8) e Giacobbe ebbe la prima teofanìa: il sogno della scala (Gen 28, 10-29).
Et-Taiyibe (che in arabo significa: "la buona", era nel territorio “al di qua” del fiume Giordano: la Cisgiordania; ed è identificata con la cittadina di Efrem o Efraim di cui parla l’Evangelista Giovanni nel Nuovo Testamento) è ancora oggi tutta cristiana, è situata su un colle roccioso a 869 mt di altitudine dal quale domina tutto il deserto che scende a est fino al Giordano.
Nel novembre del 1868 (a 29 anni) fu nominato parroco di Ramallah (che in arabo significa: "altura di Dio"). A quel tempo era un villaggio, pare, non molto importante. I suoi dintorni erano fra le zone più ricche della Cisgiordania e, prima dell’occupazione israeliana, era meta dei giordani benestanti che vi si rifugiavano per sfuggire al caldo della capitale, Amman. Dopo la costituzione dell’Autorità Nazionale Palestinese è divenuta la capitale dei nuovi territori autonomi, sede del governo e del suo Presidente.
Rimase a Ramallah fino al 1871 quando, a 32 anni, fu nominato parroco di As-Salt, attualmente pure in Giordania, a una trentina di chilometri a nord-ovest di Amman. A quel tempo era il centro più importante di quel territorio che, essendo “al di là” - ad est - del fiume Giordano, si chiamava: Transgiordania. Antico insediamento romano, nel primo Ottocento divenne un attivo mercato ai margini dell’Impero ottomano e, negli ultimi decenni del secolo, fu scelta come capoluogo amministrativo (di fatto, capitale) della Transgiordania. Nella seconda metà del XIX sec. fu sede del primo ospedale e nel 1924 poté vantare la prima scuola superiore a livello universitario del Paese.
Fra il 1881 ed il 1886 completò la costruzione della Chiesa parrocchiale che fu benedetta nell’ottobre dello stesso anno. Rimase ad As-Salt fino alla sua morte avvenuta, a soli 48 anni di età, il 18 settembre 1887. Fu sepolto nella stessa Chiesa parrocchiale.
Indubbiamente don Gatti pare un personaggio la cui vicenda umana e missionaria debba essere approfondita accuratamente per mostrarne con la dovuta compiutezza le caratteristiche che certamente onorano innanzitutto il suo paese, Viguzzolo, ed, in generale, le valli del nostro Appennino, chiamiamolo così, "tortonese". Sarebbe interessante investigare sulle motivazioni, in rapporto al momento storico locale e generale, che indussero un giovane sacerdote appena ordinato, venticinquenne, a lasciare le verdi colline della sua terra per andare in Palestina, nel deserto; si badi bene: a metà Ottocento, affrontando così un viaggio che definire avventuroso, è dire poca cosa. Infatti, il Gatti, partito da Viguzzolo o Tortona a piedi per Genova, seguendo gli itinerari di viaggio consueti in quel tempo, dovrebbe aver raggiunto in nave (sicuramente ancora un veliero) Alessandria d’Egitto e di lì, via terra con i mezzi di trasporto in allora normalmente usuali (vale a dire i propri piedi o animali: cammelli, asini, etc.), arrivò a Gerusalemme.
Comunque, il primo dato che emerge è sicuramente l’esistenza di un impegno di missionarietà vissuto sulla “propria pelle” alla cui base v’è probabilmente un “comune sentire” della gente di quelle vallate del Curone.
Un coraggio ed un impegno che oggi raramente è possibile trovare in un contesto (anche "giovanile", purtroppo) fatto di comodità "irrinunciabili".
Tutto questo andrebbe debitamente valorizzato soprattutto oggi alla luce dei drammatici avvenimenti che continuano a sconvolgere la Palestina e talvolta anche la stessa città dove don Gatti esercitò il suo primo ministero parrocchiale: Ramallah che, come si è detto, è la capitale dell’Autorità Nazionale Palestinese e residenza del suo Presidente.
Nell'immagine: fotografia di don Gatti con il tipico abbigliamento arabo.