domenica 28 ottobre 2012

Zucconi.

Tra qualche giorno, il 31 ottobre alla vigilia del giorno dei Santi, qualcuno (sempre troppi, aggiungiamo) festeggerà la "zucca vuota", o meglio: ci sarà la festa delle zucche vuote.
Non per niente in italiano "zuccone" ha un significato ben preciso (qui), certamente - a dir poco - disdicevole.
Cosa pensiamo di Halloween nel Bel Paese?
La pensiamo esattamente come il prof. Cacciari che sul Corriere della Sera del 31 ottobre di quattro anni fa' si espresse in questi termini.
 
«Festeggiare Halloween a Venezia? Non se ne parla proprio. Roba da Disneyland. O da Peschiera del Garda, lì dove c’è Gardaland. Noi abbiamo il Carnevale più bello, intelligente ed elegante del mondo. Perché mai dovremmo concedere spazio a qualcosa che non c’entra niente, dico niente, con le tradizioni italiane?». 
.......
Perché no a Halloween, professor Cacciari?
«Semplicemente perché non possiede alcun collegamento con la cultura italiana, con le vere feste delle nostre radici. Certo, mi sembra che la potenza mediatica americana riesca a imporre benissimo nel resto del mondo anche un appuntamento come Halloween. Viene da dire: è la globalizzazione, amico mio. Ma noi possiamo ribattere: l’Italia è la patria di una meravigliosa tradizione come il Carnevale. Venezia dal ’400 vanta il più straordinario appuntamento carnevalesco dell’intera Europa, imitato con fatica in tutto il mondo. E quindi possiamo permetterci il lusso di dire no a Halloween, nella nostra città non si festeggia, grazie mille...».
Il filosofo sindaco di Venezia se la prende anche con altre festività da calendario: «Halloween alla fine è una delle tante feste finte, fintissime, inventate a puri scopi commerciali. Basta guardare le vetrine piene di oggetti tutti uguali per Halloween. Mi viene in mente la festa della mamma, del papà, dei nonni, e chi più ne ha più ne metta. Roba che fino a qualche decennio fa non esisteva ed è stata imposta artificialmente solo per far soldi.
Cosa non le piace, a parte l’aspetto commerciale, della festa delle Streghe?
«L’aspetto tenebroso, demoniaco, mortuario, quasi di decomposizione... Qui c’è il teschio, non il puer aeternus, allegro e sorridente, che è il simbolo del Carnevale». Cacciari ammette che se comincia a parlare di Carnevale non la smette più: «La festa affonda le sue radici addirittura in un’era pre-romana. Il suo significato è legato al cambio dell’anno, alla tras-gressione nel senso più puro del termine, cioè del procedere verso il nuovo.... Lì è tutta la sua bellezza.».

Ed allora perchè non riscoprire le nostre tradizioni, ciò che abbiamo visto fare dai nostri vecchi: valori, gesti, ricette, consuetudini, etc.
Ci impegnamo già fin d'ora a farlo per l'anno prossimo.
Non dimentichiamo che una comunità che crede di poter fare a meno delle proprie tradizioni è uguale ad un essere umano che pretende di vivere senza la memoria.
E comunque poichè anche in noi è ben attivo il mitico "puer aeternus" evocato dal prof. Cacciari, ecco un simpatico fumetto in difesa della zucca...non della cosiddetta festa, neh!

sabato 27 ottobre 2012

Il maiale è come la musica di Verdi.

E' noto che ogni stagione ha i suoi piatti, la sua - come dire - "propria" gastronomia.
L'inoltrata stagione autunnale e successivamente quella invernale ci parlano di "grandi bolliti", di stracotti, di stufati (che si chiamavano così perchè cucinati sulla stufa in quanto si poteva modulare il calore necessario per la cottura avvicinando o allontanando il tegame - di terracotta, ovviamente - dal centro), ma anche di grandi salumi, di arista, di cotechini, di lardo e via dicendo.
Non si dimentichi che un tempo la stagione per la macellazione del maiale iniziava proprio i primi di novembre e terminava a Carnevale.
Tutto questo spiegone per introdurre un ragionamento sul...maiale.
Ed allora cominciamo con un detto fondamentale.
Chi scrive è discendente da un' "antica schiatta" di panettieri, macellai e salumieri quindi sa per esperienza diretta che "del maiale non si butta via nulla". Dice infatti un antico proverbio emiliano: "Il maiale è come la musica di Verdi: non c’è niente da buttar via"; ed una famosa opera di Giulio Cesare Croce (conosciuto soprattutto per il suo Bertoldo) si intitola "L’Eccellenza e il trionfo del porco": a significare l’importanza e il fascino che il maiale ha sempre avuto nella storia della nostra gastronomia, da oltre duemila anni. Si legge su "Bioporci", che ha preso il nome dalla dea Maia, figlia di Atlante e madre di Mercurio, cui veniva sacrificato. Per secoli è stato considerato animale sacro. Addirittura si giurava sul porco per mantenere fede ai patti. Ha interessato e ispirato centinaia di storici del gusto, dell’economia, dell’alimentazione ma anche scrittori, poeti. Per citarne soltanto alcuni, ricordiamo che Lucrezio nel De Rerum Natura canta i "piaceri anche gastronomici", Plinio il Vecchio decanta almeno cinquanta sapori diversi del maiale, il più famoso cuoco e scrittore romano, autore del De re coquinaria, Apicio, esalta gli "zampetti di porco pieni" (forse, i nostri baciuà?) e le infinite pietanze raffinatissime e saporitissime a base di carne di maiale, i banchetti di Trimalcione sono un trionfo di porchette, prosciutti e salsicce. Di Apicio, Plinio scrisse: “Il suo metodo di ingrassare i maiali con i fichi secchi e di far loro bere piccole quantità di mosto dolce prima di macellarli, avendo il fine di ricavarne un fegato particolarmente saporito, lo fa ritenere... il più grande scialacquatore di tutti i tempi…” . Dal Rinascimento ai giorni nostri i poemi con elogi al maiale e ai prodotti da esso derivati sono molteplici: dalla "Salameide" (poemetto giocoso pubblicato nel 1772 da Antonio Frizzi); a "Gli elogi del Porco" dell’abate Giuseppe Ferrari di Castelvetro, segretario di casa Rangoni, che con lo pseudonimo di Tigrinto Bistonio nel 1761 in rime bernesche (genere letterario di poesia satirico-burlesca che trae il nome da Francesco Berni, 1497-1535, le cui opere furono l’esempio) esalta i cotechini assaggiati in un pranzo modenese; ai componimenti poetici del Carducci che, quando faceva visita a Modena, nel suo negozio di fiducia, il "salumaio" Grosoli lo accoglieva con "un branco di maialini vivi in vetrina"; alle numerose lettere del gourmet Gioacchino Rossini indirizzate al suo fornitore modenese di carne di maiale per "implorare" la pronta spedizione a Parigi di vivande modenesi; alle opere di Emile Zola che ammoniva "se volete allegria, mangiate in modenese" ricordando che lo zampone dà gioia a un animo triste. Anche se con momenti d’ombra (per lungo tempo è stato considerato vivanda di recupero e cibo povero; si definiva il "salvadanaio dei poveri" che esorcizzava lo spettro della fame), la bellezza, il fascino e l’utilità del maiale sono stati riconosciuti ed esaltati, negli ultimi duemila anni, fino all’apoteosi celebrativa, avvenuta una decina d’anni fa a Reggio Emilia con il "Festival del porco" che ha contribuito a riscoprire e valorizzare questo grande e generoso amico dell’uomo, anche se l’uomo spesso non gli è stato riconoscente. È sufficiente leggere don Nazareno Fabbretti nel suo libro di dialoghi tra l’uomo e i vari animali e Anton Germano Rossi che nelle sue contronovelle fa parlare anche il maiale (tra l’altro si legge: "Strano animale l’uomo! Mi glorifica cucinandomi in duecento e più maniere e mi usa come termine vigliaccamente offensivo nelle sue imprecazioni").
Sempre si sono riconosciute le eccellenti doti e caratteristiche delle carni suine che, più di altre, forniscono la tianina, la vitamina B1, che tanto influisce sull’attività mentale e psichica, la riboflavina, la vitamina B2 essenziale per la crescita. Già i grandi medici dell’antichità (da Galeno a Cornelio Celso, Caio Plinio, Dioscoride ecc.) riconoscevano l’importanza della carne suina, che è nutriente e ricca di vitamine, di facile digeribilità, altamente ricca di proteine, si presta a una lunga e igienica conservazione (Varrone ricorda che i soldati romani partivano per le lontane e lunghe campagne militari con grandi quantità di carne suina salata e con prosciutti provenienti dalla florida pianura padana. Marco Cesare Nannini, nel 1511, ricorda che gli abitanti di Mirandola di Modena hanno resistito all’assedio delle truppe di papa Giulio II ricorrendo alla pelle delle zampe anteriori dei maiali). La storia e l’importanza della carne suina si identificano con l’economia e la gastronomia della pianura padana, di province come quelle di Bologna, Modena, Parma e Reggio, soprattutto, con una gastronomia caratterizzata dai sapori, dagli aromi della carne di maiale, unico animale che restituisce, con grandi interessi, all’allevatore tutto ciò che ha ricevuto durante la sua intensa esistenza. Se le citazioni, gli elogi per il maiale risalgono all’antichità e ci provengono da tutto il mondo, le migliori ricette, i più esperti cuochi che hanno sublimato i sapori e le caratteristiche della carne suina sono emiliani e cinesi. Basti pensare al famoso Cristoforo da Messisbugo, chef poi ambasciatore di casa d’Este, nel 1500 (celebri le sue mortadelle e le sue ricette raccolte in un prezioso libro di cucina), allo Scappi, bolognese al servizio del nostra conterraneo S. Pio V, al contemporaneo Renato Gualandi (ha scritto "Apologia della mortadella", libro di ricette), ai modenesi Telesforo e Giorgio Fini, che tra i primi affiancarono alla carne suina al vapore e bollita anche quella preparata al forno, arrosto, favorendo la diffusione e il consumo di vivande a base di maiale presso un pubblico sempre più vasto. Ancora recentemente vi sono state diverse iniziative come la presentazione della seconda edizione del libro "L’Europa è una scrofa" di Roberto Gorrieri e Antonio Mascello; ed il Parfum de Porceau, novità assoluta che, all’insegna del motto "del maiale non si butta via niente", è stato creato pour l’homme qui doit toujours attendre. Mentre il libro (come i sopracitati di padre Nazareno Fabbretti e di Anton Germano Rossi) presenta la storia dell’umanità dalla parte del maiale, che diviene il protagonista assoluto della storia cosiddetta umana, il profumo de Porceau si propone di volare in soccorso dell’uomo "anche nella sottile arte del sedurre".
Tutte iniziative all’insegna dell’ironia che è il sale dell’intelligenza e la base per affrontare la vita con stile, con gusto e soprattutto in positivo.
Sembrano amenità ma sono "robe serie".
 
Nell’illustrazione, il frontespizio de "Gli elogi del porco" di Tigrinto Bistonio (Giuseppe Ferrari di Castelvetro). Chi è davvero, davvero interessato può leggelo qui.
rp

Rassegnàti?!

Nei giorni scorsi la Confcommercio ed il  Censis hanno presentato gli esiti dell’indagine dei consumi e sulle aspettative delle famiglie italiane nella seconda metà del 2012. Emerge un quadro della situazione sociale davvero preoccupante. Eccone la sintesi.

La grave stagnazione dei consumi si è accompagnata, negli ultimi sei mesi, al deterioramento ulteriore del clima di fiducia delle famiglie (fig. 1). Il valore di tale indice – dato dalla differenza tra ottimisti (37,3%) e pessimisti (46,8%) - è infatti negativo di quasi 10 punti e in leggero aumento rispetto a sei mesi fa. Insomma, prevale ancora un sentiment negativo circa il futuro anche se più di un terzo delle famiglie ancora crede in una ripresa. Si deteriora la capacità di risparmio ed aumenta il numero delle famiglie insolventi, che restano una stretta minoranza nel panorama complessivo, ma che sono il segnale di un quadro che da troppo tempo non migliora. Il 65% delle famiglie va sostanzialmente in pari tra entrate ed uscite, il che significa però che non riesce a mettere da parte nulla, mentre appena il 17% degli intervistati ha dichiarato di essere riuscito a risparmiare parte del reddito dopo aver coperto tutte le spese. Ma c’è un 18% che non è riuscito a coprire per intero, nell’ultimo semestre, le spese con il proprio reddito. Si tratta di circa 4,5 milioni di famiglie la cui maggioranza ricorre ai risparmi in banca (56%), mentre il 21% si indebita o posticipa i pagamenti (fig. 2). Sono soprattutto le famiglie del Mezzogiorno, i monogenitori e le coppie con un figlio che più frequentemente mostrano gravi segnali di difficoltà economiche, non essendo riuscite negli ultimi sei mesi a coprire per intero tutte le spese e che hanno dato fondo ai risparmi o che si sono indebitate. Anche tra le famiglie con mutuo immobiliare (circa il 15% del campione) aumentano le situazioni in cui la restituzione della rata diventa più difficile: a settembre 2012, infatti, aumenta sia la quota di chi ha dichiarato notevoli difficoltà nella restituzione della rata (14,7% rispetto all’8,3% di giugno 2011), sia la quota di chi non è riuscito a rispettare le scadenze (4,7% contro il 2,2%) (fig. 3). La percezione dei prezzi di alcuni beni in continuo aumento e di una pressione fiscale eccessiva, spingono ad un atteggiamento di cautela e spesso di rinuncia che contribuiscono verosimilmente alla stagnazione in atto dei consumi. A settembre del 2012 la percentuale di chi prevede di effettuare spese per la ristrutturazione della casa o acquisti di elettrodomestici e mobili o di acquistare l’autovettura è sistematicamente inferiore a chi vorrebbe fare tale tipo di spesa ma per il momento rinuncia (fig. 4). Rispetto a giugno del 2012 cala la percentuale delle intenzioni di acquisto, il segnale evidente e grave che il ciclo depressivo dei consumi non accenna ad invertirsi. Riorganizzazione del budget familiare, ricerca di offerte speciali e rinuncia al superfluo diventa per un numero consistente di famiglie un “must”. Oltre il 94% degli intervistati elimina gli sprechi, l’83% cerca cibi meno costosi rispetto al passato, ma soprattutto più del 65% cerca di ridurre gli spostamenti con auto o moto per cercare di risparmiare sul carburante. Negli ultimi sei mesi il 42,1% ha rinunciato ad un viaggio, quasi il 40% ad articoli di abbigliamento e calzature, il 38,7% a pranzi o cene fuori casa, ma molte sono le persone che tagliano su voci come tempo libero, cura della persona e apparecchi elettronici (fig. 5). D’altra parte sono pochi coloro che riescono a cogliere qualche segnale positivo sul fronte delle misure di politica economica messe in atto nell’ultimo anno, anzi esplicito è il senso di insofferenza nei confronti di tutto ciò che rientra nella sfera che riguarda la classe politica e le misure approntate nell’ultimo anno dal Governo. Quasi il 69% degli intervistati considera ormai intollerabile i costi e gli sprechi della politica a cui si aggiunge quasi il 48% di chi considera inaccettabile il livello raggiunto in termini di malaffare nella gestione dei beni pubblici. In una percentuale consistente, pari al 22%, si posizionano coloro che considerano ormai eccessivo il livello raggiunto dalla pressione fiscale (fig. 6). Per la metà degli intervistati inoltre l’Italia resta un Paese disorientato, e con una classe dirigente mediocre. Eppure al di là di problemi che schiacciano gran parte delle famiglie, emerge un diffuso atteggiamento adattativo. Se l’Imu (e gran parte delle tasse) viene considerata dal 65% degli intervistati iniqua o dannosa e se la deriva futura è, secondo molti, di ulteriore inasprimento della crisi, le famiglie non protestano, ma adattano i propri stili di vita alla congiuntura di crisi, tagliano e rimodellano i propri budget di spesa, procedendo in un tunnel il cui termine sembra ancora lontano. Solo il 10% degli intervistati dichiara di sentirsi confuso dalla crisi perdurante, mentre il 40,8% dichiara che taglierà i consumi a cui si aggiunge un 29% di coloro che hanno dichiarato di non voler rinunciare a nulla, rimodulando le priorità di spesa (fig. 7).

Fig. 1 - Clima di fiducia (differenza tra la percentuale di ottimisti e di pessimisti) Fonte: Outlook dei consumi Censis-Confcommercio, 2012
 
 
 
Fig. 2 – Modalità attraverso cui si è fatto fronte alle spese familiari nel caso di insufficienza del reddito (dati riferiti solo a chi ha risposto di “non essere riuscito a coprire per intero le spese”) Fonte: Outlook dei consumi Censis-Confcommercio, 2012
 
 
 
Fig. 3 – Negli ultimi 6 mesi è riuscito a pagare regolarmente le rate del mutuo? (risposte in % del 15% delle famiglie del campione che hanno dichiarato di avere un mutuo) Fonte: Outlook dei consumi Censis-Confcommercio, 2012
 
 
 
Fig. 4 – Previsioni e rinvii di spesa, settembre 2012 Fonte: Outlook dei consumi Censis-Confcommercio, 2012
 
 
 
Fig. 5 – A cosa ha rinunciato negli ultimi 6 mesi ? (risposte in %) Fonte: Outlook dei consumi Censis-Confcommercio, 2012
 
 
 
Fig. 6 – Cosa considera ormai intollerabile tra le questioni che le citerò? (risposte in %) Fonte: Outlook dei consumi Censis-Confcommercio, 2012
 
 
 
Fig. 7 – A seguito della recente crisi da spread cosa pensa di fare? (risposte in %) Fonte: Outlook dei consumi Censis-Confcommercio, 2012
 
 
 
_____________________________________
Nota metodologica
 
L’indagine è stata effettuata su un campione di 1.200 famiglie stratificate per macro-area di residenza, per ampiezza demografica del comune di residenza, per età del capofamiglia e tipologia familiare. La rilevazione è stata svolta nel corso delle ultime due settimane di settembre 2012 attraverso la somministrazione di un questionario a risposte chiuse per via telefonica con metodo CATI.

giovedì 18 ottobre 2012

Musica

Questa sera in una puntata di Cold case si sono sentite nel sottofondo: Slip slidin' away di Paul Simon eseguita insieme ad Art Garfunkel; e Follow you, follow me dei Genesis.
Sull'importanza della musica in questa serie televisiva si legga qui.
Le proponiamo in edizione rigorosamente d'epoca: secondo noi, sono momenti fondamentali della musica moderna.
Ed anche perchè - strano ma vero - almeno una ha una certa attinenza con il post precedente.
A suo tempo lo spiegheremo.
Per ora: cuffie, please, and enjoy it.

 
 
 Non nascondiamo che ci sono venute le cosidette..."farfalle nello stomaco"

venerdì 5 ottobre 2012

50 anni fa' "Love me do", primo singolo dei Beatles.

Cinquant’anni fa, il 5 ottobre del 1962, i Beatles pubblicavano in Inghilterra il loro primo singolo, Love me do. Il brano, che ospitava P.S. I love you sul lato b, fu la prima canzone ufficiale firmata Lennon/McCartney e aprì la strada al successo mondiale del quartetto di Liverpool. Inizia così l’epopea dei Fab Four, che l’anno successivo avrebbero pubblicato il loro primo album, Please, Please Me, che conteneva entrambe le canzoni. Caratterizzato da una riconoscibile apertura con l’armonica blues suonata da Lennon, il 45 giri raggiunse la 17esima posizione nelle classifiche inglesi, mentre negli Stati Uniti dovette attendere l’aprile del 1964 per la pubblicazione, raggiungendo però la testa della classifica Hot 100 di Billboard. La registrazione di un brano la cui band cambierà la storia della musica, si svolge negli studi del colosso musicale Emi di Abbey Road, nel cuore della capitale. La Parlophone, etichetta specializzata nella registrazione di commedie tratte da programmi radiofonici di successo, è una sottomarca della più grande Emi. Qui, vi lavora da oltre un decennio un musicista di trentasei anni, di nome George Martin. Gli aneddoti sulle sessioni di registrazione del brano entrarono nella leggenda: fu in quell’occasione, infatti, che Martin bocciò Pete Best, primo batterista della band, sostituito poi da Ringo Starr. Sarà lui a suggerire ai quattro ragazzotti che si chiamavano Beatles e che provenivano da Liverpool, come tenere a bada i microfoni e gli strumenti nello Studio 2. Lo stesso Martin suggerirà di usare un’armonica a bocca per attirare il pubblico verso Love Me Do, brano che oggi non appare poi così esaltante. Anche il testo non spicca certo per originalità. I versi ripetono infatti alquanto monotonamente “Aamaaami dai/ lo saai che amo te/ il nostro amoore sarà/ sinceroo ti preego perciò/ aaamaaami daaai”. In realtà, i Beatles avevano fatto il loro esordio in uno studio di registrazione già il 1 gennaio 1962. L’audizione si era svolta alla Decca, ma i Fab Four in quell’occasione furono ritenuti poco interessanti. Il responsabile artistico, Mike Smith, era entusiasta, ma non lo era il suo superiore, Dick Rowe. Dick Rowe spiegò in quell’occasione che l’epoca dei “complessini con le chitarre” stava volgendo verso la fine.....(!!!)
Le cronache riportano che Martin, inizialmente, bocciò anche la versione con Starr, tanto che il pezzo fu registrato una terza volta con un turnista di nome Andy White. Per la prima versione del 45 giri, comunque, fu scelta la registrazione con Ringo alla batteria.