lunedì 24 settembre 2012

Diamo un po' di numeri.

Ecco dalle statistiche del Comune alcuni numeri che ci riguardano. 
Abitanti dei Sobborghi
Abitanti di San Giuliano Vecchio suddivisi per via

Famiglie suddivise per Sobborghi 

Famiglie di San Giuliano Vecchio suddivise per via

domenica 23 settembre 2012

Gatti filosofi.

Da queste parti sono molti i gattari.
A loro dedichiamo una recensione che Oscar Grazioli ha pubblicato su "Il Giornale" di oggi.

Ha un senso scrivere un libro di filosofia del gatto o di filosofia sul gatto? Insomma, che c'azzeccano Platone, Aristotele, Schopenhauer e Kant con il gatto? Nulla, se si vogliono applicare al comportamento felino le loro elucubrazioni sulla psiche umana, tutto, se, in accordo con Platone, la filosofia è sorpresa e meraviglia. E quale animale domestico (quasi) è più meraviglioso e sorprendente del gatto? Non si adonti con l'autore (e con me che ne scrivo), l'amante dei cani che dovesse imbattersi in questo libro di Salvatore Patriarca che porta un titolo apparentemente impegnativo: La filosofia del gatto. Non si giri da un'altra parte, strappato allo scaffale dallo strattone del suo cane. Questa potrebbe essere la «chiamata», la via di Damasco, la conversione. Dopo avere letto il libro di Patriarca, il gatto non sarà più, per il cinofilo, quell'animale egoista e menefreghista che non viene sul divano quando lo si chiama, che non mangia quando dovrebbe, che improvvisamente sparisce e mette in affanno una famiglia disperata perché è scappato: per poi ricomparire magicamente alla fine di estenuanti ricerche, senza un pelo scomposto, gli occhi ancora socchiusi per il pisolo, a chiedere: «Beh, cos'è tutto 'sto casino. Per una pennichella nel cassetto dell'armadio, via!». Sono sicuro che, dopo aver letto dell'estetica, dell'etica, del tempo e dello spazio, dei vizi e delle virtù, qualcuno sarà folgorato, come Paolo di Tarso e darà la forza a un altro amante dei cani, di resistere allo strappo di un guinzaglio, davanti allo scaffale della libreria. La Filosofia del gatto (conosci il tuo gatto per conoscere meglio te stesso) è però principalmente un libro per chi i gatti li ama e sono in molti. Fin dall'antichità, questo sinuoso e affascinante erede di leopardi e giaguari, ha soggiogato, con i suoi occhi iridescenti, proprio l'animo dei più sensibili: i filosofi e i poeti. «Qualcuno» recita un vecchio adagio «ci ha dato il gatto perché potessimo accarezzare la tigre con un dito». Scrive l'autore nella prefazione che «per chi lo ama, il gatto è come un'abitudine: si cambia città, si cambia casa, si cambia famiglia, ma quelle quattro zampe ci saranno sempre". Più che a Paolo e Francesca la famosa frase del sommo Poeta si attaglia al gatto, quell'amor ch'a nullo amato amar perdona, riflette perfettamente l'animo di chi trova un gattino per strada o di chi ha appena perso l'affetto del suo vecchio peloso. La casa va riempita di altre fusa e presto, perché, come scriveva Mark Twain «una casa senza un gatto, senza un gatto ben nutrito, coccolato e giustamente venerato, può essere una casa perfetta, ma come potrebbe meritarne il titolo?». Ed eccolo allora esplorare la nuova casa cautamente, da animale timoroso, e curioso, qual è. Eccolo avanzare baldanzoso verso il balcone per la sua diuturna caccia a uccelli e lucertole, per poi battere in veloce ritirata, ventre a terra e orecchie basse, al passaggio rumoroso del grosso uccello di metallo che rotea le sue pale rumorose, passando sulla casa. Eccolo giocare con lo spazio e il tempo, suoi eterni amici, cui è legato da un filo magico che si perde nel passato e riaffiora nel futuro. Per gran parte della vita il gatto dorme e per l'altra riposa. Quando cammina, lo fa lentamente, in modo austero e aristocratico, senza curarsi dei pochi centimetri che misura il cordolo sfiorato da cuscinetti plantari silenziosi, senza indagare, come farebbe un povero plebeo, quei trenta metri di abisso che si aprono di lato. Testa alta, orecchie come bussole in perenne assestamento, lui avanza evitando gli oggetti, senza degnarli di uno sguardo, quasi fossero futili intoppi di percorso sul nastro delle sue tante vite. Incede e ama farsi narcisisticamente contemplare, «come quell'enormi sfingi distese per l'eternità in nobile posa» (Baudelaire).


Salvatore Patriarca*
LA FILOSOFIA DEL GATTO.
Il gatto è meraviglia quotidiana.

ISBN 978-88-541-4323-4
Pagine 240
€ 9,90
Grandi Manuali Newton n. 203
Newton Compton Editori.

*: nato a Roma, è giornalista, ed è responsabile editoriale del portale "Salute 24 - Il Sole 24 Ore".
Laureato in filosofia all’Università “La Sapienza”, nel 2004 ha conseguito il dottorato di ricerca in "Filosofia delle religioni" presso la stessa Università e nel 2008 un master in Comunicazione a Roma presso l'Università di Tor Vergata.
Traduttore di libri dal tedesco e dal francese, ha pubblicato la raccolta di poesie "Nostalgia d’Oriente" ed i saggi: "Il mistero di Maria. La filosofia, la De Filippi e la televisione"; e "Dall’assoluto alla realtà".

Questa è invece la presentazione che ne fa' la Casa editrice:

Cosa significa avere un gatto? Perché lo si sceglie come compagno nel viaggio della vita?

L’amore per i gatti è un sentimento del tutto particolare, che di volta in volta si colora degli aspetti e delle sfumature più disparate: il gatto ha, per il suo padrone, i tratti del figlio, del fratello, in qualche modo di un membro della famiglia sui generis. Per chi lo ama, è come “un’abitudine”: si cambia città, casa, famiglia, ma le sue quattro zampe ci saranno sempre. Perché, dunque, una filosofia del gatto? Perché la filosofia, nel senso platonico, è sorpresa, meraviglia, e niente più del gatto è meraviglia quotidiana. Ragion per cui queste pagine si interrogano su tutto ciò che riguarda il felino: dalla sua interazione con il padrone al modo in cui vive e rielabora concetti umani. Che esperienza fa dello spazio? Quali sono i luoghi della quotidianità felina? Allo spazio, come si sa, si lega il concetto di tempo. Il gatto per lo più dorme, si riposa. E nella pigrizia sembra rimproverare agli uomini la loro costante fretta. Cosa dire invece della sua etica? Il gatto è una commistione imprevedibile di vizi e virtù, di atteggiamenti che impediscono di prevederne le reazioni, di conoscerlo realmente. Infine l’estetica: il gatto è bellezza, eleganza in movimento, armonia.
Qual è il fine di un’indagine approfondita delle dinamiche che regolano la sua vita? Nel provare a far luce sul mistero felino c’e forse l’esigenza di comprendere se stessi e ciò che il gatto, silenziosamente, rappresenta.
Conosci il tuo gatto per conoscere meglio te stesso.

Tra i temi presenti nel libro:

Il gatto e lo spazio
Il letto, la poltrona, la sedia: la cancellazione del movimento
La finestra: la cinematografia del mondo
L’assenza di spazi vietati: la libertà che non conosce divieto

Il gatto e il tempo
Essere nell’attesa: il gatto non “fa” nulla
Il risveglio come nascita continua
Vedere nella notte

L’etica del gatto
La libertà dei sensi
L’impazienza
L’indipendenza

L’estetica del gatto
L’eleganza del movimento
La semplicità dell’armonia
Il confine tra apparenza e visibilità

venerdì 14 settembre 2012

Mille e cinque.




Intanto, il 9 agosto alle
ore 16, 5 minuti e 22 secondi
abbiamo avuto il 1500° visitatore: grazie a tutti!

martedì 11 settembre 2012



Ieri si sono svolte le esequie di Piero Zamarato.
Era stato a lungo Consigliere della Società svolgendo con pacatezza, passione ed impegno il mandato ricevuto.
Lo ricorderemo sempre con affetto.
Alla famiglia le più sincere condoglianze.